Importiamo più frutta, ma ne consumiamo ancora poca
- giovedì, 15 aprile 2010, 16:33
- Ortofrutta, Primo Piano
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Paolo Bruni – Presidente di Cogeca , l’Associazione delle Cooperative Agricole Europee – e di CSO, traccia un quadro di sintesi della situazione in vista dell’apertura dell’area di libero scambio con i paesi del mediterraneo. “Siamo di fronte – dichiara Paolo Bruni – a conclusione della tavola rotonda organizzata a Roma per il lancio di MACFRUT 2010 – ad una svolta importante per i produttori ortofrutticoli europei che nei prossimi anni vedranno gradualmente intensificarsi gli scambi con i partner mediterranei e nello stesso tempo affronteranno il rischio di una riduzione delle risorse destinate dalla Politica Agricola Comunitaria al sostegno delle produzioni.”
“Il fattore chiave su cui fare leva in termini politici è senza dubbio legato alla necessità di incrementare il consumo di frutta che oggi nell’Europa a 27 raggiunge, secondo dati CSO, appena i 210 g al giorno per persona .Un valore che, con adeguate strategie, potrebbe in breve raddoppiare garantendo enormi ricadute positive in termini di salute pubblica. Ma la crescita dei consumi – prosegue Bruni – dovrà avere ricadute dirette sui produttori europei e non incrementare il deficit commerciale già in atto.”
I rapporti tra l’UE-27 ed i paesi terzi del mediterraneo sono andati sviluppandosi in una logica di partenariato volta a creare nuovi e più stretti legami politici, economici, sociali e culturali tra le due sponde In questo contesto gli scambi commerciali si sono fortemente intensificati e fra questi anche quelli agricoli: nel 2008 le importazioni dell’Ue a 27 dall’Area mediterranea valevano oltre 7,8 miliardi di euro, mentre le esportazioni europee verso quell’area hanno raggiunto i 12,8 miliardi di euro, con un surplus di 5 miliardi di euro.
Fra i principali prodotti agricoli oggetto di scambi commerciali un ruolo di rilievo spetta alla frutta dove a differenza di altri settori si evidenzia un forte deficit commerciale europeo rispetto ai partner mediterranei. Nel 2009, infatti, l’Ue a 27 ha importato frutta dai diversi paesi del mediterraneo per oltre 2 miliardi di euro ed ha esportato solo per un valore di 136 milioni di euro, con un passivo della bilancia commerciale di poco inferiore a 1,9 miliardi di euro.
I principali partner commerciali sono la Turchia ed i paesi del Nord Africa, che complessivamente riuniscono il 96% del valore dell’export ed il 91% dell’import. Esistono però alcune differenze.
L’UE a 27 è infatti un fortissimo importatore dalla Turchia, tanto che circa la metà della frutta importata in Europa dal Mediterraneo arriva da questo paese. Si tratta soprattutto di frutta secca (40% dell’import) e frutta fresca, specialmente uva.
Per quanto riguarda invece l’import europeo di frutta dal Nord Africa esso è circa il 40% di quello di provenienza mediterranea .
Un 40% è costituto prevalentemente da uva, fragole, meloni e cocomeri, un 36% da agrumi e un 22% da frutta tropicale, mentre limitato è il contributo della frutta secca. Verso questi paesi l’Ue a27 esporta mele e pere che rappresentano il 70% dei flussi in uscita dal vecchio continente. In questo quadro di apertura e di interscambio vanno a collocarsi le considerazioni legate alla necessità di incrementare i consumi in una ottica di salvaguardia della salute pubblica e di risparmio di risorse importanti altrimenti destinate alla cura delle malattie che più comunemente si associano ad una dieta povera di frutta e verdura.
“ Oggi – conclude Paolo Bruni – l’esigenza di intervenire per favorire i consumi di frutta e verdura comincia ad essere percepita con urgenza dalla Unione Europea e lo testimoniano esperienze importanti a favore dei consumi come il progetto Fruitness realizzato con il finanziamento dell’Unione Europea, dello Stato Italiano e delle aziende socie di CSO e che, con un finanziamento di 3,8 milioni di euro, si rivolge a bambini di Austria, Germania, Polonia, Regno Unito e Svezia.
Un altro esempio importante è il recente School Fruit Scheme che prevede un finanziamento totale europeo di 90 milioni di euro e sta contribuendo alla distribuzione massiccia di frutta nelle scuole di ben 24 Paesi dell’Unione . Ma si potrà e si dovrà fare ancora di più – conclude Bruni – ed è importante che cresca questa sensibilità sia tra i produttori che tra coloro che dovranno decidere le strategie da adottare per salvaguardare la nostra frutticoltura.”
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