Xylella: Cnr; a breve nessuna cura, unica arma abbattere ulivi
- martedì, 17 marzo 2015, 18:22
- Olio e vino, Primo Piano
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”Non illudiamoci di trovare una terapia quanto meno in tempi brevi contro la Xylella Fastidiosa; stiamo parlando di un organismo nuovo per noi ma già ben noto nel mondo, studiato da almeno 130 anni negli Usa e in tutti questi anni non hanno ancora trovato una terapia”. Lo ha detto il ricercatore Donato Boscia (Cnr-Istituto per la protezione sostenibile delle piante) a margine di un’audizione in commissione Agricoltura del Senato. ”L’unica arma che abbiamo per ridurre il serbatoio è abbattere le piante infette”.
”La ricerca fino ad oggi è stata concentrata per conoscere dal punto di vista genetico questo organismo altamente variabile, che è la prima volta che si insedia in Europa”, spiega il ricercatore, nel precisare che si tratta di un ceppo della sub specie Pauca che proviene dal Sud America e causa danni soprattutto alle piantagioni di agrumi e di caffè. ”Tuttavia questa del Salento è una variante diversa che sembra essere particolarmente aggressiva nei confronti dell’ulivo – aggiunge Boscia del Cnr-Ipsp – e non potendo agire direttamente sul batterio, si può agire soltanto sul vettore, ovvero su chi lo diffonde, che sono appunto gli insetti della dimensione tra un moscerino e una piccola cicala”. Da qui la necessità di ridurre il serbatoio e per questo abbattere le piante infette. ”Non si tratta di essere d’accordo o meno con la Comunità europea – afferma il ricercatore – il loro atteggiamento è quanto meno comprensibile visto che il problema è ancora confinato in un lembo molto piccolo dell’intero continente europeo; a rischio in effetti, c’è tutto il bacino mediterraneo che al momento è pulito”. Boscia tiene però a precisare che ”l’eradicazione delle piante non è certo la soluzione finale ma solo di contenimento”. Quanto alla diffusione dell’epidemia il ricercatore ha detto che a oggi la Xylella non ha intaccato nè la vite nè gli agrumi; qualche segnale di infezione, invece, si sta verificando in piante di mirto e rosmarino ma anche in ciliegi e mandorle. (ANSA)
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