5 febbraio: 2° Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare

In Italia ogni anno vengono buttati oltre 1 milione di tonnellate di alimenti : ogni anno in media una famiglia butta 49 kg di cibo, soprattutto frutta e verdura , pane e pasta, ma , se pure in misura minore, anche chili di carne, formaggi, pesce, salumi e surgelati. Buttiamo nella spazzatura un valore equivalente a circa 8 miliardi di euro , li perdiamo soprattutto nelle nostre case, ma anche nella ristorazione, nella distribuzione commerciale, una piccola percentuale in agricola e ancor meno nella trasformazione. Dunque sono gli stili di vita e la mancata educazione ambiental-alimentare le radici dello spreco. Questa seconda giornata nazionale, vede la novita’ della semplificazione normativa per gli alimenti invenduti, coem sottolinea il presidente di Last Minute Market Andrea Segrè, coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal Ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo. La semplificazione normativa consentirà finalmente di favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera. Risparmiare tra le pareti domestiche significa anche dare una mano al pianeta perché , doce il wwf, “lo spreco alimentare non è solo un problema di cibo ma anche di impatti sulla biodiversità e sul clima”: L’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e buttato ogni anno, viene stimata in 3,3 miliardi di tonnellate di Co2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di Co2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti. Questo determina anche spreco di ( circa 250 km cubici, equivalenti al flusso annuale d’acqua del Volga oppure a tre volte il volume delle acque del lago di Ginevra) . Il cibo prodotto e sprecato, poi, occupa quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. Il diretto costo economico dello spreco alimentare dei prodotti agricoli (escluso i prodotti del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di dollari, una cifra equivalente al Pil della Svizzera.
Infine la fotografia di noi italiani secondo Gfk Eurisko : il 54% controlla quotidianamente il frigorifero, il 65% almeno una volta al mese la dispensa, il 36% si attiene alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. E il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti.
Scienziati in campo per ridurre gli sprechi alimentari. Dalle buone pratiche sotto forma di decalogo alle nuove frontiere della ricerca con tecnologie e metodologie innovative: è la sfida dell’ENEA contro lo spreco alimentare per “sfruttare al meglio quel Giacimento di risorse preziose nascosto nella spazzatura”, come sottolineano gli esperti del Dipartimento Sostenibilità dell’Agenzia. I dati FAO parlano chiaro: in Italia, un anno di spreco alimentare potrebbe sfamare quasi 44 milioni e mezzo di persone. A livello mondiale i numeri sono altrettanto allarmanti: ogni anno più di un terzo della produzione mondiale di cibo si perde o si spreca lungo la filiera, circa 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti sprecati solo considerando la frazione commestibile. Possono trasformarsi in proteine e zuccheri utili per produrre ingredienti alimentari, nutraceutici e mangimi per la zootecnia. Ma gli scarti alimentari possono diventare anche bioplastiche o energia sotto forma di biogas. Non solo. Dagli scarti di uva e arance si ricavano polifenoli, pectine e fibre, utilizzabili in nutraceutica e cosmetica. Secondo l’Ue entro il 2030 con il riciclo dei rifiuti al 70% e lo smaltimento in discarica al 5%, grazie all’economia circolare si possono creare 580 mila posti di lavoro e risparmi per le imprese pari all’8% del fatturato annuo.

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