Nel lunario santa Francesca Romana
- venerdì, 9 marzo 2018, 16:07
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Francesca “Ceccolella” Bussa de’ Leoni, conosciuta dai più come santa Francesca Romana, è la beniamina degli automobilisti romani. In 9 marzo, in occasione della sua festa, è tradizione a Roma, sui Fori Imperiali, far benedire il proprio mezzo per affrontare senza paura il traffico del Grande Raccordo anulare o le buche del centro della Città eterna.
Ma come ha fatto una santa nata nel 1384 a diventare la patrona degli automobilisti?
Francesca nacque a Roma da nobile famiglia e a soli 12 anni venne data in sposa all’altrettanto nobile Lorenzo de’ Ponziani, nonostante avesse manifestato la vocazione di consacrarsi a Dio. Francesca obbedì alla famiglia e si sposò, mettendo al mondo tre figli. La peste se ne portò via due e più tardi anche il marito, con il quale condivise la sua fede e negli ultimi anni anche il voto di castità, morì.
Francesca decise così di dedicarsi totalmente alla sua vocazione originale e con un gruppo di undici donne nubili e vedove si dedicò alla carità. Formò successivamente una Confraternita consacrata alla Madonna che prese prima il nome di “Oblate di Maria” e in seguito “Oblate di Santa Francesca Romana”.
Espertissima nel curare con erbe e decotti gli infermi, abile levatrice ed esperta dei problemi femminili, Francesca finì i suoi giorni nel 1440, nella propria casa, dopo aver assistito l’unico figlio rimasto gravemente malato.
Il perché gli autisti e gli automobilisti romani hanno l’onore di averla come loro protettrice ha due motivazioni, ricordate anche da papa Pio XI che, nell’Anno Santo del 1925, le attribuì il patronato.
La prima è che Francesca per tutta la vita venne guidata dall’Angelo custode che la protesse da ogni pericolo sulle strade e le indicò la via da seguire nelle sue opere di misericordia. La seconda, è che la Santa si dice godesse del dono della dislocazione, cioè della facoltà di trovarsi in più luoghi contemporaneamente, e per questo è diventata la Santa propiziatrice dei mezzi del rapido spostamento, cioè delle automobili.
Gli automobilisti, categoria parecchio superstiziosa, oltre ad invocare santa Francesca Romana, hanno tanti altri riti e consuetudini. Classici - sempre in tema religioso - sono il rosario appeso allo specchietto retrovisore e i santini e le medagliette dedicati a san Cristoforo, san Pio di Pietralcina (Padre Pio) e sant’Antonio di Padova, con le scritte “guida con prudenza” o “proteggimi”.
Se in Italia l’origine di queste superstizioni è spesso religiosa, e rosari e santini la fanno da padrone, in Francia è molto in voga il ferro di cavallo, in Svizzera collane o pendenti (rigorosamente appese allo specchietto) e in Germania il quadrifoglio.
I riti scaramantici non sono un’esclusiva degli automobilisti di tutti i giorni, ma pure dei professionisti della Formula 1. Felipe Massa confessò di usare le stesse mutande sabato e domenica durante i Gran Premi, l’ex Jean Alesi conservava una collana d’aglio e Niki Lauda una monetina nei guanti da gara. Il pluricampione del Mondo Sebastian Vettel tiene sempre una moneta nel taschino destro e una medaglietta di san Cristoforo nella scarpa, ed entra ed esce dall’abitacolo sempre dal lato sinistro. Ha vinto quattro mondiale di fila, e forse è questo il suo segreto.
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