#STOPCIBOFALSO, la raccolta di firme anche a Bologna
- venerdì, 16 marzo 2018, 18:11
- Alimentazione, Primo Piano
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La contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari tipici dell’Emilia Romagna costano alla nostra regione circa trentamila posti di lavoro. È quanto emerso in occasione della mostra dei falsi prodotti in giro per il mondo che imitano i piatti e gli alimenti della cucina emiliano romagnola, realizzata da Coldiretti Emilia Romagna in piazza XX Settembre a Bologna per lanciare la mobilitazione popolare con la raccolta firme a sostegno della petizione #stopcibofalso per chiedere all’Unione Europea di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti.
Secondo Coldiretti regionale, il fatturato del falso made in Emilia Romagna solo nell’agroalimentare ha superato gli 8 miliardi di euro (60 miliardi per l’agroalimentare nazionale) e la lotta al cibo “fake” nel piatto rappresenta ormai un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e per generare occupazione.
Per la qualità e la fama dei suoi prodotti – afferma Coldiretti regionale – l’enogastronomia dell’Emilia Romagna è terra di saccheggio per i pirati del cibo, come ha evidenziato la mostra in piazza XX Settembre dove spiccavano prodotti come “Bolognese salsa” (senza ragù) prodotta in Estonia, l’assurda “Mortadela siciliana” prodotta in Romania, il fantomatico “Parmesan cheese crystal farms – aged 100% natural grated” prodotto negli Stati Uniti, il fantasioso “Parma salami Genova” prodotto in Messico o il “Grana Pampeano” argentino.
Se nessun italiano si sognerebbe di comprare tali assurdi prodotti – commenta Coldiretti – non è così per i consumatori esteri che vengono attirati dall’immagine di italianità ad essi collegati, fornendo così alle aziende produttrici un vantaggio competitivo perché associano indebitamente ai propri prodotti l’immagine del made in Italy apprezzata dai consumatori stranieri, nonostante il prodotto che essi acquistano non abbia alcun legame con il sistema produttivo italiano, facendo concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali impegnati a garantire standard elevati di qualità.
Potenzialmente le esportazioni agroalimentari regionali potrebbero più che raddoppiare perché nel 2016 – rileva Coldiretti sulla base dei dati del rapporto agroalimentare di Regione e Unioncamere – l’Emilia Romagna ha esportato 5.936 milioni di euro (+2,5% sul 2015) e il saldo commerciale passivo di 20 milioni di euro è il più basso degli ultimi vent’anni (era di 491 milioni di euro nel 1999). Parmigiano e carni lavorate (insaccati) che sono i più imitati – ricorda Coldiretti Emilia Romagna – sono anche quelli con i numeri più alti nell’export dopo l’ortofrutta: l’Emilia Romagna, infatti, nel 2013 ha esportato 642 milioni di carni preparate e 707 milioni di prodotti lattiero caseari in cui fanno la parte del leone i formaggi (Parmigiano, Provolone, Grana Padano). La contraffazione però non riguarda solo i prodotti imitati all’estero, ma anche quelli venduti sul suolo nazionale: due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati all’estero, senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta, dove non è ancora obbligatorio indicare l’origine. Un problema che riguarda tutti i salumi, la frutta trasformata (confetture, conserve), insalata in busta, il pane, i funghi conservati che spesso arrivano dalla Cina, paese ai vertici mondiali per gli allarmi alimentari.
“Bisogna combattere l’inganno globale che causa danni economici e di immagine alle nostre produzioni – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – per questo è necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti alimentari”.
“La raccolta di firme rivolta al Presidente del Parlamento Europeo – ha detto il direttore regionale di Coldiretti, Marco Allaria Olivieri – viene promossa da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in tutti i farmers market. Qui in Emilia Romagna la raccolta proseguirà fino alla fine di aprile in tutti i mercati, nelle botteghe e negli agriturismi di Campagna Amica. L’obiettivo è contrastare imitazioni e prodotti spacciati per italiani che tali non sono e che ogni anno sottraggono risorse e posti di lavoro, danneggiando la nostra economia”.
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