In Emilia Romagna il 97% delle tipicità nasce in piccoli comuni

In Emilia Romagna i piccoli comuni sono la culla del 97% di tutti i prodotti Dop e Igp della regione con una rete di 140 realtà comunali con meno di cinquemila abitanti su un totale di 333 comuni. E’ quanto emerge dall’esclusivo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità” presentato dalla Coldiretti a Roma a Palazzo Rospigliosi in occasione dell’apertura dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo per raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge n.158/17 che contiene misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni.

Fra le 44 produzioni a denominazione d’origine quelle che portano il nome di piccoli comuni della regione – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – sono quattro: il Marrone di Castel del Rio Igp, tipico della zona da più di cinquecento anni, è caratteristico di quattro piccole realtà come Borgo Tossignano, Casalfiumanese, Castel del Rio e Fontanelice. Anche il formaggio di Sogliano (FC) Dop viene prodotto da oltre cinquecento anni, visto che è nominato in due inventari del 1497 e del 1498. La produzione del Culatello di Zibello Dop della omonima frazione del piccolo comune di Polesine Zibello (PR) ha ufficialmente trecento anni, con la prima documentazione datata agli inizi del 1700, ma con una storia che risale al Rinascimento. L’Aglio di Voghiera Dop (FE) ha un gusto dolce e delicato che gli viene conferito proprio dal suolo argilloso e limoso del territorio di produzione. Un primato dell’Emilia Romagna – informa Coldiretti Emilia Romagna – è anche il Vin Santo di Vigoleno, la più piccola Doc vitivinicola d’Italia, ottenuta con antichi vitigni autoctoni dell’area piacentina. Con circa 5.000 bottiglie prodotte ogni anno, è inserita nella Doc dei vini dei Colli piacentini ed è prodotto nel piccolo Borgo incastellato di Vigoleno, in comune di Vernasca (2.100 abitanti) in provincia di Piacenza.

Delle 388 produzioni di eccellenza iscritte all’albo tradizionale della regione Emilia Romagna, ben 20 – sottolinea Coldiretti regionale – sono contraddistinte proprio dal nome del piccolo comune d’origine. Si va dal salame di Canossa (RE) alla castagna di Gusano (Gropparello – PC); dalla patata di Montese MO) al Mandorlato al cioccolato di Modigliana (FC); dalla spongata di Corniglio (PR) all’uva Bianchetta di Bacedasco (Castell’Arquato – PC).

Quella dei comuni sotto i cinquemila abitanti – spiega Coldiretti Emilia Romagna – è una rete diffusa su oltre il 38% del territorio, con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici. Nei piccoli comuni della nostra regione – ricorda l’organizzazione dei coltivatori – vivono 364.500 persone sul totale di 4,4 milioni di abitanti.

“L’approvazione della legge 158/17 sui piccoli comuni – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – è stato un obiettivo fortemente sostenuto negli anni da Coldiretti per tutelare e valorizzare un patrimonio enogastronomico, naturale e paesaggistico, culturale e artistico senza eguali per la popolazione residente, ma anche per il numero crescente di turisti italiani e stranieri che vanno alla ricerca dei tesori nascosti nel nostro territorio.

Secondo il direttore regionale di Coldiretti, Marco Allaria Olivieri, “I 140 Comuni che hanno meno di cinquemila abitanti sono una grande vetrina di promozione turistica, culturale e sociale, con un concentrato unico di specialità enogastronomiche e di bellezze naturali e architettoniche. I piccoli centri sono infatti il cuore della salvaguardia dell’ambiente e della valorizzazione del territorio e producono la stragrande maggioranza dei prodotti a denominazione d’origine che hanno reso famosa l’Emilia Romagna nel mondo”.

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