Nel lunario san Cirillo e Metodio
- giovedì, 8 febbraio 2018, 17:44
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Oggi, due Santi al prezzo di uno: Cirillo e Metodio.
Sono ricordati come gli «Apostoli degli slavi meridionali», ed erano due fratelli. Nati a Tessalonica (l’attuale Salonicco in Grecia) all’inizio del IX secolo, allora seconda città dell’Impero bizantino dopo Costantinopoli, i due conoscevano sia il greco sia la lingua slava, e per questo si dedicarono a lungo alle missioni nell’Europa orientale.
Cirillo, che in realtà di chiamava Costantino, era un sacerdote, illustre ed eclettico insegnante universitario e poliglotta (oltre a greco e slavo parlava latino, siriaco, arabo ed ebraico), mentre Metodio, fu governatore di una provincia dell’Impero e poi vescovo di Sirmio, in Serbia.
Entrambi furono a lungo missionari, e nel loro girovagare si scontrarono spesso con i missionari tedeschi (che li accusarono di eresia), i quali crearono loro non pochi problemi: carcere, processi e vessazioni varie. Costantino, che prima di morire prese il nome di Cirillo e si fece monaco, morì a Roma; Metodio morì mentre si trovava missionario nell’odierna Repubblica Ceca, e i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Per molti secoli l’opera dei due fratelli missionari fu dimenticata, anche se il culto non cessò mai, fino a quando papa Giovanni Paolo II, nel 1980, li nominò co-patroni dell’Europa (insieme a san Benedetto) affermando che “Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell’unica grande Tradizione della Chiesa Universale.”
Cirillo e Metodio, festeggiati il 14 febbraio, sono inoltre patroni della Slovenia, della Slovacchia, della Boemia, della Moravia e co-patroni della Russia.
Dei due, san Cirillo è di certo il più celebre, se non alto per il merito di aver inventato tra l’862 e l’863, l’alfabeto cirillico, che porta appunto il suo nome.
L’origine di questa invenzione scaturì dall’esigenza di tradurre brani del Vangelo di Giovanni ideando un nuovo alfabeto, detto originariamente glagolitico (da “glagolŭ” che significa “verbo, parola”), per la lingua slava.
Più in generale, ci furono motivazioni politiche e culturali, dato che possedere una propria scrittura era allora una dimostrazione di indipendenza (specie dagli imperi culturalmente o politicamente più potenti, come Bisanzio, Roma, Franchi). Inoltre, era necessario un sistema che traducesse graficamente la fonetica slava, che mal si adattava agli alfabeti latino e greco.
L’alfabeto - grazie a Cirillo - si affermò per semplicità e facilità d’uso e per la sua vicinanza all’alfabeto greco, più conosciuto nel primo Impero bulgaro (che comprendeva gran parte della Grecia).
Nei secoli successivi alla sua creazione, l’alfabeto si è adattato alla lingua parlata, sviluppato varianti regionali e oggi è utilizzato in molte lingue nell’Europa orientale e in Asia: bielorusso, serbo-bosniaco, bulgaro, macedone, russo, serbo, ucraino, kazaco, usbeco, mongolo.
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